Cronaca

Violenze di Capodanno a Milano: ecco chi c’era nel branco

Tre gruppi in azione: dalla gang dei fratelli torinesi a richiedenti asilo e minorenni egiziani

 I ragazzi delle periferie abbandonate di Torino. E otto egiziani che gravitano tra via Imbonati e la Centrale, l’hinterland e la Bergamasca, compresi irregolari, richiedenti protezione internazionale e minori non accompagnati. 

È l’identikit dei diciotto (quindici maggiorenni e tre minorenni) perquisiti all’alba di ieri a valle dell’indagine-lampo di Squadra mobile e commissariato Centro sugli assalti di Capodanno in piazza Duomo: di questi, dodici risultano già iscritti nel registro degli indagati per rispondere a vario titolo di violenza sessuale di gruppo, rapina e lesioni.

L’inchiesta degli agenti guidati dal dirigente Marco Calì – alimentata pure dal determinante contributo degli specialisti della Scientifica che hanno inserito i volti immortalati quella notte da telecamere e smartphone nel software Sari per il riconoscimento facciale – ha chiarito che ad aggredire le nove ragazze che finora hanno denunciato non è stato un unico branco, bensì tre gruppi distinti entrati in azione nel giro di un’ora senza una regìa unica; e non è escluso che le stesse bande abbiano colpito pure in altre zone per accerchiare, rapinare e molestare. 

Oltre ai tabulati telefonici, a incastrare alcuni dei componenti ci sarebbero anche commenti postati sui social il giorno dopo.

Il primo raid in ordine di tempo è andato in scena qualche minuto dopo la mezzanotte: due studentesse tedesche di 20 e 21 anni si sono ritrovate all’improvviso in balìa della ressa, spintonate contro le transenne e palpeggiate, salvo poi riuscire a trovare una via di fuga per raggiungere un nucleo di pronto impiego della Finanza. Per questo caso, gli investigatori, coordinati dall’aggiunto Letizia Mannella e dal pm Alessia Menegazzo, hanno passato al setaccio i domicili di cinque egiziani: tra loro, figurano un diciannovenne e un ventenne (che vive a due passi da piazzale Selinunte) che erano in attesa di risposta alle loro richieste di riconoscimento dello status di rifugiati, un ventunenne domiciliato a Rozzano con permesso di soggiorno di lungo periodo, un sedicenne irregolare arrivato in Italia da minore non accompagnato e un diciassettenne residente in zona Gambara e titolare di un permesso di soggiorno per motivi familiari. “Spero li trovino e che sia fatta giustizia per noi e per tutte le altre ragazze che sono state molestate quella sera”, l’auspicio di una delle due universitarie.

E passiamo al secondo blitz, quello emerso già nelle prime ore, avvenuto attorno all’una, che ha riguardato una diciannovenne lombarda – circondata e quasi spogliata di giubbotto e maglione nello spazio compreso tra le aiuole delle palme e la corsia riservata ai taxi tra via Mazzini e via Mengoni – e due amiche arrivate in suo soccorso: a colpire, sempre stando alle indagini, un gruppo di almeno tredici giovani. Di questi, dieci – tutti nati a Torino da genitori italiani o immigrati dal Nordafrica – fanno parte di una comitiva arrivata apposta dal capoluogo piemontese per trascorrere il Capodanno in Duomo: il più giovane ha compiuto 15 anni ad aprile, il più grande ne farà 23 tra pochi giorni; provengono tutti dalle periferie problematiche di Barca e Bertolla (territori confinanti e di confine così abbandonati che nell’aprile scorso i rappresentanti dei commercianti hanno paventato la “secessione” da Torino per passare sotto la competenza del Comune di fianco) e hanno frequentato o frequentano per la gran parte un istituto professionale del quartiere Barriera di Milano.

I cognomi di quattro di loro fanno pensare a due coppie di fratelli; e gli scatti che condividono regolarmente su Facebook rimandano le solite pose da duri che vogliono dimostrare più anni di quelli indicati sulle carte d’identità, con indumenti molto simili a quelli immortalati il primo gennaio dal video reso virale dai profili social di “Milanobelladadio” e sequestrati dalla polizia nel corso del blitz di 24 ore fa.

A loro, sempre stando ai primi esiti degli accertamenti investigativi, si sono aggiunti quella notte, quasi certamente senza averli mai visti prima, tre egiziani che gravitano su Milano: un diciottenne irregolare e già colpito da un decreto di espulsione, un ventenne con permesso di soggiorno domiciliato in un borgo di cinquemila anime della Bergamasca e un diciottenne regolare che risulta domiciliato in un centro d’accoglienza della periferia est della città. Quest’ultimo, stando a quanto risulta, sarà chiamato a rispondere pure dell’ultimo agguato, quello avvenuto nei pressi della Galleria Vittorio Emanuele poco prima dell’una: a finire nel mirino una diciannovenne milanese, rapinata di cellulare e borsetta e palpeggiata, e tre coetanee originarie della Toscana che hanno provato invano ad aiutarla. Nel pomeriggio di ieri, le vittime sono state nuovamente ascoltate in Procura, anche in videoconferenza: a loro sono stati mostrati gli abiti sequestrati e i volti dei presunti aggressori.

“Mi sembra che a dieci giorni dai fatti la risposta di oggi su quanto avvenuto in piazza Duomo all’ultimo dell’anno sia stata adeguata e rapida”, ha affermato il questore Giuseppe Petronzi. In serata è intervenuto anche il sindaco Giuseppe Sala: “Non ho parlato fino a oggi perché sapevo dell’indagine in corso che seguivo con il questore – ha detto al Tg1 –. Gran parte del branco arriva da fuori Milano, però queste cose non possono accadere. Sono vicino alle ragazze. Mi scuso a nome mio e della città, e il Comune si costituirà parte civile nel processo: spero in pene severe”. Detto questo, per il primo cittadino sono necessari più uomini e donne in campo: “Porterò in Giunta nei prossimi giorni una delibera per assumere 500 vigili, lo avevo promesso in campagna elettorale. E spero che lo stesso faccia la polizia di Stato: serve più gente sul territorio”. Per quanto riguarda la tecnologia al servizio della sicurezza, “già quella che c’è aiuta, e infatti sono stati individuati rapidamente i colpevoli, ma serve qualcosa che al momento, non retroattivamente, faccia in modo che certi episodi non avvengano più”.

Fonte: Ilgiorno.it

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